Filoteo Alberini nacque il 14 marzo 1867 a Orte, un piccolo comune del Lazio, in Italia. Interessato soprattutto alla meccanica e la fotografia, la sua inclinazione verso le nuove tecnologie lo spinse a sperimentare e a innovare, facendolo emergere come uno dei precursori dell’industria cinematografica italiana.
Negli anni ’90 del XIX secolo, mentre il mondo era affascinato dalle nuove possibilità offerte dalle immagini in movimento, Alberini si dedicò alla creazione di una macchina da presa e proiettore cinematografico. Nel 1894, brevettò il “Kinetografo Alberini”, un dispositivo che rappresentava un notevole passo avanti nella tecnologia cinematografica. Questa invenzione arrivò quasi contemporaneamente al cinematografo dei fratelli Lumière, il che gli valse il soprannome di “il terzo Lumière”. Sebbene non abbia avuto la stessa risonanza mondiale dei suoi contemporanei francesi, il contributo di Alberini fu fondamentale per lo sviluppo del cinema in Italia.
Nel 1905, Alberini scrisse, diresse e produsse “La presa di Roma”, un film che ricostruiva la storica Breccia di Porta Pia del 1870. Considerato uno dei primi film narrativi italiani, contribuì a consolidare il cinema come forma d’arte e di intrattenimento in Italia.
Nel 1906, insieme a Dante Santoni, fondò la “Cines”, una delle prime case di produzione cinematografica italiane. Sotto la guida di Alberini, la Cines divenne un pilastro del cinema italiano, producendo numerosi film e lanciando la carriera di molti talenti emergenti.
Morì il 12 aprile 1937, ma ogni volta che ci sediamo in una sala cinematografica celebriamo anche il contributo di Alberini nel rendere possibile questa forma d’arte.