Laura Film Festival

I Edizione – Laura Film Festival

Per la sezione dei film italiani:

Amorfù, di Emanuela Piovano (28/7), che racconta di come Elena (Sonia Bergamasco), una specializzanda in psichiatria, incontra Fausto (Ignazio Oliva), estroso musicista: lei fa il possibile per aiutarlo, ma non si accorge dell’esagerato coinvolgimento nei suoi confronti. La pellicola affronta il tema delicato del rapporto medico-paziente e dei problemi connessi a questo tipo legame.

Dopo mezzanotte,di Davide Ferrario (29/7), girato interamente in digitale, narra dell’amore che Martino (Giorgio Pasotti), custode del Museo nazionale del Cinema di Torino, nutre per Amanda (Francesca Inaudi),  inserviente del fast food che frequenta. Lei si ritroverà a dover scegliere tra il suo attuale fidanzato, un ladro di automobili che nel frattempo la tradisce con Barbara (Francesca Picozza), sua compagna d’appartamento, e Martino. Sarà il destino a togliera dal conflitto amoroso.

La spettatrice, opera prima di Paolo Franchi (30/7) è Valeria (Barbara Bobulova), giovane traduttrice introversa, e morbosamente attratta da Massimo (Andrea Renzi), ricercatore medico e suo dirimpettaio. Lo spia dalla finestra di casa, lo incrocia per strada, ma non interferisce mai nella sua vita. Quando lui si trasferisce da Torino a Roma lei lo segue senza pensarci due volte: arrivata nella capitale si fa assumere come dattilografa da Flavia (Brigitte Catillon), compagna di Massimo: sarà quest’ultimo a farsi avanti. Ma la vicinanza quotidiana con l’oggetto dei suoi desideri la costringerà a confrontarsi con un coinvolgimento emotivo che la destabilizza, spingendola a tornarsene nella sua Torino.

Il dizionario Morandini parla di “Un insolito film (…) capace di combinare la precisione cronachistica con una tensione metaforica; e assegna al film tre stelle su cinque di giudizio. Maurizio Cabona su Il Giornale scrive: “Un film sull’impossibilità dell’amore, ma anche sulla necessità dell’amore”. Anche il dizionario Farinotti si allinea alla valutazione del Morandini: “Un regista ed un’attrice in buona sintonia, in un film dagli echi kieslowskiani”, è il suo commento. La pellicola, infatti, per la scrittura fredda e concisa, richiama alla memoria il sesto episodio del Decalogo di Kieslowski.

Storia di Màrja, di Anne Ritta Ciccone, finlandese di nascita e italiana di nazionalità (31/7) è un film autobiografico ambientato negli anni ’70. Durante una marcia per la pace Màrja (Laura Malmivaara), ventenne solare e ottimista, s’innamora di Fortunato (Vincenzo Peluso), coetaneo siciliano. Lui la segue nella comune hippy dove lei vive e insieme mettono al mondo due bambine, andando avanti a pane e utopie. Più avanti dovranno fare i conti con il crollo dei loro ideali. Lui la convince a seguirlo nella sua natia cittadina sullo stretto di Messina. Ma la distanza tra la cultura evoluta della bionda e infantile donna del Nord e quella chiusa e reazionaria dei modelli mediterranei dell’epoca è incolmabile. Lei finisce sulla bocca di tutti, lui cede alla pressione sociale, diventando geloso e irritabile. Il paese è piccolo e la gente mormora: Marja lentamente scivola nella depressione, e poi nella paranoia. La pellicola ottiene due Globi d’oro.

Per la retrospettiva di “corti”:

“Tre donne”, di Giacomo Campiotti (28/7), tutt’ora utilizzato come videotesto didattico alla Sorbona;

“Non fare il cretino… amami”, di Luciano Zaccaria (29/7), omaggio ironico a chi cela il proprio disagio, con finta indifferenza, nel denaro e nel successo;

“Induzione e speranza” di Roberto Sanpietro (30/7) è la storia – della durata di 18 minuti – di un ragazzo e una ragazza che si sono appena conosciuti: il loro desiderio di rivedersi, l’attesa di una telefonata;

“Sono incinta…”, della romana Fabiana Sargentini (31/7) documentario di 44 minuti, vincitore del Festival di Bellaria 2004. Come reagisce un uomo quando una donna gli annuncia di essere incinta? Tra qualche siparietto tragicomico, sono sessantanove gli uomini (tra i 25 e i 60 anni) intervistati: ne escono un po’ malconci, con reazioni dalla fuga al cinismo. Tranne una minoranza che rivela tenerezza.

Le altre edizioni del Laura Film Festival

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