Laura Film Festival

VIII Edizione – Laura Film Festival

Programma dell’ottava edizione del Laura Film Festival – dal 20 al 31 luglio:

– Nella sezione tunnel gallery, per il programma di video rassegne sono proposte 96 ore di materiali di repertorio. Cinque i titoli italiani proiettati al cinema Sport di Levanto dal 27 al 31 luglio:

La scuola è finita, di Valerio Jalongo, è ambientato in un istituto di Roma dove gli alunni bivaccano invece di studiare, e spacciano invece di ascoltare. Uno di loro è Alex Donadei, che viene da una famiglia disagiata ma non è arrabbiato e neanche s’interessa di politica. A combattere questo declino, nella selva di insegnanti burocrati, ci sono anche la professoressa Quarenghi e il professor Talarico, supereroi imperfetti per i loro problemi personali ma che vedono la bellezza anche in mezzo ai “mostri”, e cercheranno di salvare Alex da genitori irresponsabili, da un vita fallita. Il titolo del film è anche un augurio sulla fine di un sistema attuale che più che di istruzione è di distruzione. Fisica, quelle di istituti sfasciati per occupazioni dettate solo dalla noia e per incuria delle isituzioni, quella simbolica di un’Italia che si dimentica della sua forte identità culturale.

Notizie degli scavi, di Emidio Greco, è tratto da un racconto pubblicato nel ‘64 da Franco Lucentini. È stato presentato in anteprima alla 67ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia nel 2010. Un uomo all’apparenza ritardato, chiamato ironicamente “il professore”, vive in una casa di tolleranza con alcune prostitute. Per accontentare le richieste di una ex-convivente comincia a fare delle visite a una prostituta ricoverata, soprannominata “la marchesa”. Tra i due comincia una tenera storia. Ma sarà una visita agli scavi di Villa Adriana, a Tivoli, a risvegliarlo alla coscienza: in uno scambio e un intreccio di significati con la mediocrità della sua vita. Greco procede per ellissi, sottrazioni, sottintesi, incomunicabilità, delicati tocchi d’autore, scavando nella solitudine dei suoi due protagonisti, e sintetizza il film liberando il suo soffocato furore romantico nel meraviglioso brano Insieme scelto per i titoli di coda.

Corpo celeste, film d’esordio di Alice Rohrwacher – che si è ispirata alla omonima raccolta di scritti di Anna Maria Ortese, da cui recupera la denuncia della solitudine e della perdita del sacro in un mondo antropologicamente mutato, con nuovi (dis)valori basati sulla fisicità e sugli slogan televisivi – dopo la trionfale accoglienza di pubblico e critica al Festival di Cannes 2011 nella Quinzaine des Realisateurs e dopo la recentissima candidatura all’importante CineVision Award del Festival di Monaco, si è aggiudicata uno dei premi più prestigiosi conferiti dal cinema italiano: il Nastro d’argento per il miglior regista esordiente. A questo si aggiunge anche il Premio Opera Prima Sergio Amidei, un riconoscimento inernazionale da sempre assegnato alle giovani eccellenze in grado di portare nuova linfa nei campi della regia e della sceneggiatura per il cinema. Marta ha 13 anni ed è tornata a vivere alla periferia della natia Reggio Calabria dopo averne trascorsi dieci in Svizzera. Con lei ci sono la madre e la sorella maggiore che la sopporta a fatica. La ragazzina inizia a frequentare il catechismo per accedere al sacramento della Cresima: si ritroverà in una realtà ecclesiale contaminata dai modelli consumistici, attraversata da un’ignoranza pervasiva e guidata da un parroco più interessato alla politica e a fare carriera che alla fede. Ma un appiglio potrebbe venirle da un anziano e isolato sacerdote che le fa conoscere la ‘follia’ di Cristo.

Sorelle Mai, di Marco Bellocchio, è un film composto da sei segmenti di una stesa storia, girati a Bobbio tra 1999 e il 2008 (con i corsisti di “Fare Cinema” di quegli anni) e raccontano di una bambina nella sua crescita dai 5 ai 13 anni, di sua madre (Donatella Finocchiaro) che fa l’attrice ed è sempre in giro per lavoro, e dei loro difficili rapporti. I primi tre episodi erano già nel film Sorelle del 2006. Presentato fuori concorso al Festival di Venezia 2010, ha ricevuto tre candidature ai Nastri d’argento 2011 come regista del miglior film, migliore attrice protagonista (Donatella Finocchiaro) e miglior montaggio. Nel 2011 è stato nominato ai David di Donatello nelle categorie di miglior regista e miglior montatore, e nello stesso anno gli è stato assegnato il premio Alabarda d’oro per la miglior regia, mentre la Finocchiaro ha ricevuto il Premio Flaiano per la sua interpretazione. Nel 2011 il Bif&st di Bari ha assegnato il Premio Giuseppe Rotunno per il miglior direttore della fotografia a Marco Sgorbati e Gian Paolo Conti.

Con Boris – Il Film, di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo, la prima vera serie televisiva italiana di qualità (che aveva per soggetto la pessima qualità della televisione italiana) si congeda dagli schermi, parrebbe, con questo maxi episodio dedicato al mondo del cinema nostrano, massacrandone il mito con straordinaria capacità di sintesi e umorismo, nonostante il cinema non solo abbia già raccontato spesso il suo dietro le quinte ma soprattutto abbia sempre avuto maggior autoironia rispetto alla nipotina televisione. In questo paese in cui tutto è business, molto è cinepanettone, poco è qualità, ciò che vuole il cittadino ormai troppo abituato a non pensare è questo: spazzatura. E Boris, il pesce rosso onnipresente sui set di Renè Ferretti (regista costretto a questa spazzatura) lo sa perfettamente: conosce la potenza che hanno all’esterno politica e amicizie, fortuna e coraggio. Il salto che il regista vuole fare dalla televisione al cinema sembra essere immenso, eppure i problemi logistici, politici, economici, sociali, sentimentali, sono esattamente gli stessi.

– La ricerca e la sperimentazione da una parte, il cinema documentario dall’altra sono al centro della sezione denominata Cinema di frontiera (proiettata al cinema Nuovo Roma di Levanto dal 27 al 31 luglio), che ha dato spazio ad opere inedite, o ad opere che, per problemi indipendenti dalla loro qualità, hanno difficoltà di uscita e di circolazione. Vengono presentati i seguenti film: Je m’appelle Morando, di Daniele SegreSoltanto il mare, di Dagmawi Yimer, Giulio Cederna, F. BarracoNiente Paura, di Piergiorgio GayCalle de la pietà, di Karine de Villers e Mario Brenta, e Ombre di luce, di Massimo d’Orzi e Annio Agostino Stasi

– Nell’anno della scomparsa di Annie Girardot si è voluto ricordare, per la sezione “Omaggio ad un maestro”, la geniale collaborazione tra Marco Ferreri e la grande attrice francese. I film, proiettati al cinema Nuovo Roma di Levanto dal 27 al 30 luglio, sono: La donna scimmia, (1964); Il seme dell’uomo (1969); Dillinger è morto (1969) e a chiusura della rassegna un bel documentario di Fiorella Infascelli, dal titolo Ferreri I love you (2000).

– Il cortometraggio è ormai diventato il banco di prova per gli aspiranti cineasti: le nuove tecnologie digitali consentono di girare a costi estremamente bassi: in questo vasto territorio sono stati selezionati 24 cortometraggi (presentati all’Auditorium dell’Ospitalia del mare di Levanto dal 27 al 31 luglio, a cura di Pierpaolo Andriani, Alessandra Fago, Bruno Garbuglia, Roberto Giannarelli) tre dei quali sono stati scelti dalla giuria composta da Mario Brenta, Fiorella Infascelli e Patrizia Pistagnesi. Il primo premio, la “gassa d’amante” opera dello scultore Renzo Bighetti, è stato assegnato a Marcella Piccinini per il film “Aneta”. Sono state inoltre assegnate tre menzioni speciali a Mario Piredda per il film “Io sono qui”, a Marco Gianfreda per il film “Pizzangrillo” e a Roberto Zazzara per il film “Tiro a vuoto”. Inoltre sono stati presentati 20 corti fuori concorso.

– Fin dalla sua prima edizione la programmazione del Laura Film Festival ha prestato particolare attenzione alle problematiche femminili. Il ruolo della donna nella società contemporanea è stato il tema di riferimento per il concorso dei cortometraggi dello scorso anno che ha avuto il patrocinio del ministro per le pari opportunità. Quest’anno le donne cineaste sono state le protagoniste di una sezione a loro dedicata: Il cinema e le donne, a cura di Luisa Morandini (cinema arena La Bussola di Bonassola dal 21 al 24 luglio – Auditorium dell’Ospitalia del mare di Levanto, 24 luglio), composta da quattro film e quattro documentari, e oggetto di una tavola rotonda, che ha analizzato e approfondito le peculiarità stilistiche, le preferenze tematiche e le modalità produttive che possano tracciare le caratteristiche di un “cinema delle donne”. Nel corso della giornata di convegno è stato presentato il libro “I Morandini delle donne” a cui fa riferimento la selezione dei film. I film proposti sono: Io sono mia (1977) di Sofia ScandurraSignorinaeffe (2007) di Wilma LabateViola di mare (2009) di Donatella MaiorcaLe stelle inquiete (2010) di Emanuela PiovanoLisetta Carmi un’anima in cammino, di Daniele SegreI nove semi, di Maurizio ZaccaroLe white, di Simona RisiSono incinta, di Fabiana Sargentini (già proposto durante la prima edizione del festival, nel 2004).

– Nelle sezione “Incontri e dibattiti” (dal 27 al 31 luglio), oltre alla presentazione dei film e degli ospiti, nel giardino di casa Morandini e nell’attigua piazzetta della compera, si è aggiunto l’appuntamento mattutino “parliamo di cinema al bar” (il locale era il Café Casinò di Levanto). Il tutto, coordinato da Luisa Morandini, Amedeo Fago, Luca Bandirali Adriano Aprà, Patrizia Pistagnesi.

– La sezione Eventi speciali vede la rappresentazione di quattro eventi teatrali. I primi due sono proposti in una spiaggetta visibile da uno degli spiazzi all’aperto che si aprono tra le gallerie del percorso pedonale tra Levanto e Bonassola, mentre gli altri due hanno luogo nella piazzetta della Compera e nel giardino di villa Agnelli.

I titoli: Il “Monologo di Anita Garibaldi” interpretato da Barbara Chiesa e tratto dallo spettacolo “Anime sorelle” di Gianni Guardigli, regia di Toni Bertorelli, e l’adattamento da Euripide de “Il ciclope”, a cura dello scrittore e critico letterario Enzo Siciliano. A mettere in scena questa parodia è stato suo figlio Francesco, volto noto sia in televisione che al cinema e a teatro.

Il terzo spettacolo, presentato nella piazzetta della Compera di Levanto, è stata la pièce teatrale “Risotto”, scritta e diretta da Amedeo Fago, messa in scena per la prima volta nel 1979 al Teatro Politecnico di Roma e ormai divenuta un cult in tutto il mondo: è uno spettacolo che parla il linguaggio universale dell’amicizia, animata dai ricordi in comune e cementata dalla convivialità. Sullo sfondo, l’impegno politico di una generazione, tra gli anni dell’ideologia imperante e quelli del ripiegamento sul privato. Protagonisti lo stesso Fago e Fabrizio Beggiato, amici di lunga data ed entrambi professori universitari. In questa versione l’opera si arricchisce di significati in relazione alle vite dei due protagonisti e del mondo che si agita “fuori”.

Nel giardino di villa Agnelli, infine, c’è stato uno spettacolo a sorpresa per la serata di chiusura: “Il debutto di Dio”, di Alessandro Sigalot (ha lavorato per diversi anni come astrofisico sia a Londra che a Monaco di Baviera, N.d.R), con Alessandro Giuggioli e Luca Scapparone. Un testo arguto e sottile, che mette Dio a confronto con i suoi limiti e paure: con il suo Alter Ego. Portando in scena la difficoltà della società contemporanea di affidarsi alla fede. Un Gesù reso dallo sceneggiatore in chiave umana che più umana non si può, al punto che proprio Lui si troverà nella posizione paradossale di “confessarsi” con Luca, un essere umano che fino all’ultimo tenta di carpire una prova qualsiasi per tornare a credere. In realtà tale prova è di fronte ai suoi occhi…

– La proposta della Tunnel Gallery, prevista per l’intera durata del festival (dal 20 al 31 luglio), è la grande novità di questa edizione. L’idea centrale del progetto è quella di trasformare le gallerie che uniscono Levanto e Bonassola in percorsi pedonali, e di utilizzarli come spazi multifunzionali e multiculturali, in cui proporre opere di confine tra cinema, video e arti visive, prevedendo inoltre di adibire gli spazi aperti che si alternano alle gallerie a luoghi di sosta, ristoro e spettacoli dal vivo. A introdurre la Tunnel Gallery è il monumentale ulivo in bronzo dello scultore Renzo Bighetti (Levanto, 1945) – autore della “gassa d’amante”, simbolo e premio del LauraFilmFestival – collocato per l’occasione al termine del “fronte a mare”, che dall’area portuale di Levanto dà accesso all’ex percorso ferroviario. La presenza all’interno delle galleria “La Francesca” di antiche “nicchie di salvataggio”, dislocate lungo tutto il percorso a circa 30 mt. l’una dall’altra, ha permesso di comporre un palinsesto di moduli espositivi – a cura di Roberto Giannarelli, Pierpaolo Andriani, Claudio Vasile, Matteo Sterlicchio – articolato nelle seguenti sezioni:

– Ritratti Italiani (ritratti di grandi registi italiani) in collaborazione col Centro Sperimentale di Cinematografia (C.S.C.)

– Mestieri del Cinema in collaborazione col C.S.C.

– Mestieri scomparsi in collaborazione con l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico

– Cortometraggi in collaborazione col C.S.C.

– Corti d’animazione con i lavori degli studenti di Grafica de La Sapienza – Facoltà d’Architettura a Valle Giulia e degli allievi del C.S.C.

– Cinema sul territorio in cui verranno presentati filmati d’epoca che propongono frammenti di memoria locale

– Artisti a Levanto dedicata ad artisti che hanno operato e che operano nella città di Levanto

– Binari. Storie e immagini delle ferrovie  in collaborazione con le Ferrovie dello Stato

– Vengono inoltre realizzate quattro installazioni site specific: una ambientale in fibre ottiche, dal titolo The Light That Generates Space, di Carlo Bernardini, e tre realizzate dal collettivo francese G.R.A.A. – Groupe De Recherches Artistiques en AppartementsGraattare, che inverte lo statuto dello spettatore da soggetto a oggetto d’osservazione degli «occhi della galleria»; Une carte postale vidéo par jour, di Arnaud Tanguy, che rinnova la tradizione della cartolina postale illustrata, consegnandola all’epoca dell’immagine-video digitale, prosegue l’itinerario di viaggio compiuto dal gruppo per muovere da Parigi a Levanto e Giro Giro Tondo, di Alexandra Pianelli: giochi ed esplorazioni sottomarini per immergersi in una realtà diversa, “dove ogni cosa muta – i colori, la densità, persino il ritmo del respiro” (M. Yourcenar)

– A segnare il percorso, facendo da elemento di raccordo tra i diversi interventi dislocati nelle quattro gallerie, sono previste opere luminose di due artisti appartenenti a due diverse generazioni: Officina meccanicaL.A.R.I.M. e Falegnameria Della Lena, (Piani di Lavoro, 2004), di Pino Modica,  consistenti in lastre di plexiglass appoggiate sui piani di lavoro di vari artigiani per un periodo di due settimane, successivamente prelevate, incorniciate e illuminate con luce radente; e Mind The Ga, di Lapo Simeoni,una insegna pubblicitaria della Wind “trovata”, restaurata e allestita capovolta, trasforma la parola “wind” (vento) in “mind” (pensare, riflettere). I due autori operano su tematiche analoghe pur con differenti mezzi e modalità espressive. L’iniziativa s’intitola infatti Generazioni a confronto (a cura di Francesca Franco) e intende indagare attraverso l’opera degli artisti i cambiamenti socio-economici accorsi e le trasformazioni culturali avvenute tra l’ieri della nostra storia e l’oggi.

– Programma relativo alla sezione video arte  – a cura di Pierpaolo Andriani, Alessandra Fago, Bruno Garbuglia, Roberto Giannarelli, presentata all’Auditorium dell’Ospitalia del mare di Levanto dal 27 al 31 luglio (conta 15 opere, di cui nove in concorso):

Come (Vieni), di Chiara Scarfò è una sola sequenza fissa: unico cortocircuito all’ordinaria semplicità della scena è l’inversione sotto-sopra del girato, sufficiente a far galleggiare la protagonista nell’aria, lasciandola sospesa come le immagini vaghe che il sonno lascia emergere dal suo corpo;

Inciampo nel tacere, di Elisabetta Vittoni, ci trasporta in una antica villa padronale con giardino all’italiana, raffinati abiti inizio ‘900 e quattro donne che si danno appuntamento per una strana partita a dadi;

spazi pubblici, impersonali e standardizzati sono il soggetto di Less than five minutes – di Marina Paris e Alberto D’Amico – che sin dal titolo denuncia il suo debito con la ricerca concettuale;

Con gli strumenti della postproduzione, l’israeliano Boaz Araddisegna nel 2000 i mustacchi sulla registrazione video di un discorso del Fuhrer, per consegnare alla coscienza contemporanea quell’icona funesta: il risultato è un video di 27’’ dal titolo Marcel Marcel;

Naufragi, di Xavier Plagaro Mussard, nasce come documentario: s’ispira alla mostra omonima tenuta alla galleria L’Acquario di Roma dal pittore e scultore Emanuele Rossini, ma è capace di far dimenticare l’oggetto stesso della sua indagine;

Percorso #0008-0209, di Igor Imhoff, è una sorta di Alice nel paese  delle meraviglie: con l’aiuto di un piccolo lume di candela, una bambina attraversa un mondo fosco e oscuro, in cui poesia ed estetica pulp, candore e violenza si fondono ambiguamente insieme;

In Routine, di Raffaele De Martino, un uomo e una donna si fanno custodi di un rito misterioso di vitalità, traformazione e rinascita, che cadenza il passaggio dal giorno alla notte.

A Ritroso Sortirà 7, di Francesco Nicolai Serena Schinaia è un film palindromo, in cui la sequenza delle scene rimane identica anche se invertita e riproposta a ritroso;

Sifr – la distanza canonica, di Silvia Camporesi, è una parola araba che significa zero, qui usata per introdurre il concetto di vuoto inteso come predisposizione al fare e non come sua negazione.

– Programma relativo alla sezione “luoghi e persone” (sempre a cura di Francesca Franco):

Cortoschock (2010), di Daniele Filippetto Andrea Maiorana è un viaggio in un universo estraneo alla maggior parte di noi. Il protagonista racconta episodi di una vita devastata dal rapporto con la droga, col carcere, con gli ospedali, violata nei ricordi dagli elettroshock;

Didyme – Linee guida. Autobiografia di un’isola, di Michele Di Salle, fa parte di un più ampio progetto: un racconto corale, lungo il corso di un anno, dell’isola di Salina. Terra che l’autore scopre attraverso chi la vive e vi lavora, o l’ha dovuta un tempo abbandonare in cerca di fortuna;

Il cacciatore di anatre, di Egidio Veronesi, film alla cui realizzazione ha partecipato la comunità di un intero territorio, per raccontare se stessa e il proprio passato attraverso un opera di fantasia;

Stromboli: la montagna che parla, di Pino Bertucci, a 60 anni dal film di Roberto Rossellini Stromboli terra di Dio (1949) Bertucci rievoca quell’avvenimento attraverso i ricordi di un anziano pescatore e da qui muove alla scoperta dell’isola attraverso  le persone,  soprattutto donne, che l’hanno eletta a loro terra. Cos’è cambiato in mezzo secolo di storia?

– Per il concorso Re-cupero Ri-ciclo Ri-uso, che ha preso spunto dal restauro e nuova destinazione d’uso dei tunnel, vengono presentati 14 progetti. Organizzato in collaborazione con la Triennale di Milano – che ne ha anche il patrocinio, ed esporrà nella sua sede milanese i progetti vincitori – il dipartimento D.A.T.A. della Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza e l’ALOA-Associazione Ludica Ordine Architetti, il concorso muove dal riconoscimento della ferrovia “nella sua consistenza fisica e nella sua duplice polarità estetica e storica in vista della sua trasmissione al futuro” (Cesare Brandi). La giuria composta da Carmen Andriani, Stefano Catucci e Davide Rampello ha assegnato il primo premio a Tania Filipa Reis Balde e Ana Cristina Faria Magalhaes per il lavoro “Cava Burantinu – la sostenibilità è una forma di pensare”. Ha inoltre assegnato due menzioni speciali a Egle Borgia per il lavoro “ReFile” e a Sara Lazzeroni per il lavoro “Cernunnos”.

– Ad arricchire questa edizione, anche due tavole rotonde. La prima, dal titolo: “Cristina Trivulzio di Belgioioso e le donne nel Risorgimento”, con Giovanna Cossia de Poli, Carla Sanguineti Lazagna, Silvia Vegetti Finzi, Giovanna Rosa Longhena, Aglaia Zannetti, ha avuto luogo nella giornata inaugurale del festival, dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia. L’evento è stato preceduto da una relazione sulla storia e il significato dell’inno di Mameli presentato dallo storico Michele d’Andrea, quindi dalla proiezione del film “Il canto degli italiani” (25’), scritto e diretto da Maurizio Benedetti, ed infine dal documentario “Cristina: ideali ed azione nel Risorgimento” realizzato e presentato da Giovanna Cossia de Poli.

Le altre edizioni del Laura Film Festival

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